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Immersioni: (S)punti di vista
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“Immersioni: (S)punti di vista – L'Archeologia subacquea tra casualità e ricerca"
A San Cataldo, presso la sede della Lega Navale Italiana si è tenuto l’incontro dal titolo “Immersioni: (S)punti di vista – L'Archeologia subacquea tra casualità e ricerca”, organizzato da tre Circoli FIAS della provincia di Lecce ( Leverano Sub, A.S.D. Calipso- Lecce, e Circolo Artiglio A.S.D- Lecce).
Obiettivo della serata è stato quello di passare in rassegna il complesso insieme di evidenze archeologiche custodite dal nostro mare, mettendo in evidenza soprattutto il contributo che il subacqueo sportivo può dare ai fini della ricerca in ambiente sommerso.
I relatori degli interventi di carattere scientifico (Dott. Cristiano Alfonso, Dott.ssa Mariangela Sammarco e Dott. Angelo Cossa) collaborano stabilmente con l’archeologa Rita Auriemma (titolare della cattedra di Archeologia subacquea dell’Università del Salento) e fanno parte dell’ Associazione culturale Galea, impegnata nella ricerca archeologica subacquea e terrestre.
Le evidenze sommerse
Tra le evidenze sommerse di maggior rilievo è certamente da annoverare il porto romano di San Cataldo, realizzato in età adrianea grazie all’uso di blocchi di calcarenite locale.
In età basso medievale questa struttura è stata del tutto abbandonata per essere poi, agli inizi del novecento, parzialmente modificata e inglobata nella realizzazione di un antemurale moderno, una struttura poderosa i cui resti sono tutt’ora ben visibili.
Ma l’indagine appena citata è solo un esempio del grande interesse che l’ambiente sommerso suscita soprattutto negli ultimi anni, un interesse che deriva anche dal fatto che le ricerche in alto fondale sono in sostanza agli inizi e certamente riserveranno nel futuro interessanti scoperte.
Durante il dibattito si è parlato anche della prospezione presso il Porto di Brindisi prima dei lavori eseguiti dalla British gas/Lng, del relitto dell'imbarcazione romana ritrovata durante gli scavi archeologici subacquei a Torre Santa Sabina, del materiale laterizio recuperato nel sito di Giancola, in località Acque Chiare (Brindisi).
I metodi di ricerca
La ricerca in ambiente sommerso di distingue in sostanza in tre fasi principali:
- Prospezione: è la fase d’indagine archeologica che precede il ritrovamento di relitti o reperti. Questa può essere diretta (affidata a sub) indiretta ( con l’uso di magnetometri, ecoscandagli in superficie o di Rov o Auv in immersione ) o mista (utilizzo di sub e di strumentazione indiretta, es: prospezione con sottomarini).
- Posizionamento: è la fase di analisi sul reperto o sul relitto, la cui accuratezza è fondamentale anche per capire le dinamiche che hanno determinato, ad esempio, il naufragio di un‘imbarcazione. E' possibile posizionare dei reperti attraverso l’uso del GPS o del DGPS, attraverso strumenti ottici, acustici o elettronici.
- Rilievo: è la fase di elaborazione dei dati, possibile attraverso il metodo diretto (trilaterazione, coordinate cartesiane, coordinate polari) o fotogrammetrico (ottenimento di dati metrici tramite l'acquisizione e la comparazione di una coppia di immagini stereometriche).
Il contributo del subacqueo sportivo
La maggior parte dei ritrovamenti subacquei d’interesse archeologico avvengono grazie a segnalazioni di subacquei appassionati e pescatori: questo dato suscita in sé numerose riflessioni.
Innanzitutto è necessario diffondere con ogni mezzo possibile l’idea che il bene archeologico sommerso è , come il reperto recuperato in ambiente terrestre, testimone di storia che prima di avere un valore economico ha innanzitutto un inestimabile valore culturale.
L’identificazione di relitti o reperti deve necessariamente implicare non solo un progetto per la loro conservazione ma anche per una fruizione da parte di subacquei e appassionati.
Di conseguenza, seguendo i dettami della Convenzione Unesco sulla tutela dei beni sommersi, è sempre necessario segnalare il ritrovamento di materiale archeologico alle autorità competenti.
La strada è ancora lunga ma il vero potenziale e le prospettive dell’archeologia subacquea sono tutte nelle mani di chi ama il mare e difende, attraverso una condotta consapevole, i tesori, non solo biologici ma anche storici dei nostri fondali.
Scritto da Valentina Pascali
Foto in alto a sinistra del Dott. Giuseppe Piccioli
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