Alessandro Magno ed il sommergibile di vetro
Il primo “sommergibile” al mondo, tra storia e leggenda
Una leggenda tramandata sino ai giorni nostri da una straordinaria fonte del mondo antico, il "Romanzo di Alessandro", narra un'avventura straordinaria: la prima grande spedizione dell'uomo nel momdo sommerso.
Secondo la fonte presa in analisi, intorno al 333 a.C. Alessandro Magno, spinto dalla sua proverbiale curiosità e dal suo forte interesse per gli abissi marini, si fece calare in una sorta di botte in vetro nelle acque del mare Egeo per poter osservare più da vicino le meraviglie che celavano i fondali.
L'Egeo aveva già da tempo suscitato l'interesse del conquistatore in quanto rappresentava un insolito ma utilissimo scenario per mettere in atto sofisticate strategie militari: fonti storiche attestano che nel 332 a.C. durante l’assedio della città di Tyre, Alessandro ordinò l’impiego di alcuni sommozzatori al fine di rimuovere gli ostacoli che impedivano l’accesso all'area portuale.
Il sommergibile di Alessandro (tramandata dalle fonti con il nome di "Skape Andros") era molto probabilmente una botte bel calafatata con bitume e rafforzata con lastre in bronzo: per poter consentire la visione del mondo circostante i portelli erano provvisti di vetri incolori.
La leggenda narra che Alessandro, accompagnato da Nearco, comandante della flotta greca effettuò un’immersione molto lunga che durò dalle dieci di mattina sino a sera inoltrata.
Questo primo esperimento di Alessandro è certamente legato al suo incontro con il filosofo Aristotele che nei suoi studi si era occupato del mondo sommerso studiando le applicazioni pratiche in immersione di oggetti quali i cannelli con l’estremità che emergeva dalla superficie e i lebata, catini utilizzati per la riserva d’aria.
Ma cosa vide Alessandro Magno una volta giunto sul fondo?
Qui il mito e la storia si fondono come spesso accade nell’antica cultura greca.
Secondo una tradizione etiopica il Conquistatore fu terrorizzato dalla vista di un mostro marino che si pose davanti al "barile- sommergibile" impedendogli di proseguire la navigazione per lungo tempo.
Secondo altre versioni Alessandro, giunto sul fondo osservo per ben tre giorni e tre notti un mostro dalle impressionanti dimensioni.
Questa narrazione fornisce una prova sull'antichità del rapporto tra l'uomo ed il mare,un rapporto basato sulla paura e nel contempo sul desiderio di conoscere, da sempre insito nell'uomo, anche a costo di dover superare i propri limiti.
Valentina Pascali