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Storie di Relitti


Il Kent o la Nave dei Corani

San Vito Lo Capo,celebre località turistica del trapanese, cela nelle sue profonde acque un patrimonio d’inestimabile valore, capace di suscitare molto interesse tra appassionati e semplici curiosi del mondo marino. In particolare, il relitto del Kent, un’imbarcazione identificata nello specchio di mare di fronte la vecchia Tonnara del Secco, rappresenta una meta di grande fascino per tutti i subacquei che in una sola immersione soddisfano interessi di tipo storico e naturalistico.
Il Kent era un cargo battente bandiera cipriota costruito nel 1957, di lunghezza pari a 75 metri  di circa 783 tonnellate, di proprietà del greco Tsourinakis Thomos.
Il cargo ospitava un equipaggio composto da circa 10 persone di diverse nazionalità, posto sotto il comando del greco Liakos Hristos.
Dopo aver lasciato il 30 giugno 1978 il porto di Siracusa ed aver  effettuato uno scalo a Brindisi, il 7 luglio dello stesso anno il Kent iniziò ad imbarcare acqua a causa di un incendio scoppiato nella sala macchine.
L’intero equipaggio fu costretto ad abbandonare la nave e le operazioni di soccorso furono estremamente complesse.
Nel tentativo di spegnere l’incendio ben due rimorchiatori trainarono il Kent in un’ area nota con il nome di “il Firriato” tra Punta Spadillo e Punta Forbice. Nonostante i soccorsi il cargo si inabissò inesorabilmente, adagiandosi in perfetto assetto di navigazione su un fondale sabbioso compreso tra i –37 e i –51 metri.
Non fu possibile salvare nulla del suo carico, eccezionalmente ricco: ben 20 tonnellate di sacchi di polietilene, 1400 kg di sigarette, 27 tonnellate di carburante, 32 tonnellate di zampironi e corani.

È proprio il ritrovamento di numerosissime copie del Corano  a suscitare grande interesse: i libri giacciono tutt’ora sul fondale sabbioso.
Da un’analisi effettuata su un campione recuperato da un subacqueo alcamese si è potuti giungere alla conclusione che si tratta di una edizione di pregio  sia per la qualità della carta che per la cura grafica e stilistica, caratterizzata da bellissimi decori policromi.
Oltre a rappresentare una preziosa testimonianza di un passato non troppo lontano, il Kent è tutt’ora custode di un prezioso patrimonio faunistico, rappresentando  in maniera pressoché esemplare un ottimo strumento per il ripopolamento ittico e la tutela delle biodiversità.
L’importanza del relitto in chiave storica e biologica è stata inoltre sancita da un’ordinanza della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana che, attraverso la Capitaneria di Porto di Trapani, ha identificato un’area di rispetto intorno al relitto, al fine di evitare ulteriori danni.
Grazie a cernie, murene, spirografi, saraghi, corvine, polpi, il Kent torna dunque a nuova vita, una vita dominata dai silenti ritmi del popolo del mare.

 

Scritto da Valentina Pascali
pubblicato su www.eclipse-magazine.it
il 18/03/2010

 

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